sabato 5 novembre 2011

Diario di uno switcher – Preludio

Alea iacta est. Il dado è tratto. Doveva accadere, prima o poi. Il passaggio a Mac. La cosa era nell’aria da anni. Ho colto una improvvisa opportunità e, anche se entro con un Mac usato e non nuovo, ora ci sono. Mancano 2 giorni e poi sarò in possesso di un MacBook White, di quelli fatti nel tardo 2009: Core 2 Duo da 2,2 GHz, 2 GB di RAM, hard disk da 250 GB, unibody in policarbonato. Totale: 550 € più 30 per 4 GB di RAM che sto prendendo altrove. Prevedo anche l’inserimento di un SSD verso dicembre, sono indeciso se riutilizzare il Vertex 2 che attualmente ho nel Sony Vaio in uso oppure prendergliene uno dedicato.

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Voglio chiarire, per iniziare questo diario, alcune cose. Molti passano al Mac perché stufi di Windows. Non è il mio caso: con 7 mi trovo bene, non mi ha mai dato alcun problema a parte qualche schermata blu dovuta a driver fatti con i piedi, nel mio caso specifico quelli del Wi-Fi di Intel. Il mio caso è principalmente la curiosità. Ho provato Windows, ho provato Linux, è ora di cambiare un po’ aria e vedere come il Mac se la cava. Per tanto tempo ho sentito sia gente che ne è entusiasta sia gente che non si è trovata bene. Il mio pensiero è che la verità sta nel mezzo: come tutte le cose, il Mac ha i suoi pregi e i suoi difetti, e voglio prenderlo proprio per scoprire entrambi gli aspetti “fisicamente”. Non sono un invasato di roba Apple, non mi interessa esserlo, sono agnostico, non ho culto nella religione figuriamoci nell’informatica. Il rapporto di computer in casa, anche con l’arrivo del MacBook, sarà di 2 a 1 per i PC, peraltro, a giudicare come non sia un passaggio integrale. Altro piccolo chiarimento: per me il Mac, dotato di processori Intel, è un PC come gli altri. Se lo chiamo Mac, è per forza di abitudine e del marchio, non certo per l’hardware interno. So che questa cosa farà rabbrividire i più affezionati, ma come ho già fatto capire non mi interessa essere invasato di Apple, conta ciò che saprà offrirmi.

Mi piace però anche spiegare un curioso fatto: al Mac sono già andato molto vicino in passato. Febbraio 2008. Ero alla ricerca di un nuovo computer, in quanto il mio cassone era ormai in termini di velocità un dinosauro, per i miei canoni. Avendo poi avuto la bella idea di prendere Vista originale, che prima del Service Pack 1 era un chiodo, mi ero dato pure la zappa sui piedi… Nel 2007 avevo tentato il passaggio a Linux, salvo dopo qualche mese tornare a Windows a causa di un aggiornamento che simpaticamente ha deciso di mandare a ramengo il sistema. Cosa che probabilmente avrei potuto risolvere, ma non avevo le conoscenze necessarie con Linux per farlo, dunque per evitare ulteriori problemi ho preferito tornare all’ovile. Alla fine di quell’anno, avendo avuto un bel po’ di soldi come regalo per il diciottesimo compleanno, ho iniziato a guardarmi in giro. I candidati principali, alla fine, erano un Sony Vaio, un Acer Aspire e… Un MacBook. Allora non aveva ancora il guscio unibody e la scheda grafica era la Intel X3100. Arrivato in negozio, mi sono infatuato del Vaio: ho reputato i 15”, la GPU dedicata e il lettore Blu-Ray dei plus più invitanti.

Se rifarei la scelta? Pur essendo rimasto un po’ combattuto chiedendomi come sarei oggi se usassi il Mac da quasi 4 anni, sì, la rifarei. Sistema operativo a parte, non me la sentivo di pagare per un hardware decisamente inferiore. Oggi la situazione è decisamente migliorata, componentistica più in linea con i concorrenti e materiale di buona qualità, cosa che non potevo dire mettendo a confronto la plastica bianca del MacBook di allora con la plastica del Vaio, meglio fatta. L’unico pentimento vero e proprio, purtroppo, è la nVidia GeForce 8400M GT: scalda come una dannata anche per un video visto su YouTube. La scheda è coinvolta in un caso ben noto di surriscaldamento, dunque così è e così me la devo tenere. Per il resto, Vista con i Service Pack e 7, più altre fuitine con Linux qua e là alla fine mi hanno tenuto tranquillo. La curiosità, però, rimane sempre e ora ho la possibilità di soddisfarmela.

A far spazio per il nuovo arrivato sarà il vecchio PC. Pentium 4 2 GHz, 1 GB di RAM, hard disk da 40 GB, nVidia GeForce 4 MX440 da 64 MB. Ha 9 anni, lo comprai assemblato nell’ottobre 2002. Sembrerà incredibile a dirsi, ma 7 ci gira bene, non un fulmine di guerra ma ci gira bene. Ha sempre svolto il suo lavoro con onore e dedizione. Infatti non voglio rottamarlo, sarebbe ingiusto. Le mie intenzioni sarebbero quelle di trovare un ente no-profit o una scuola elementare che abbia bisogno di un PC, per muovere i primi passi è ancora ottimo e se qualcuno cambiasse la scheda grafica con una GeForce 6xxx-7xxx o una Radeon di periodo simile usata penso gli prolungherebbe la vita ancora di altri 2-3 anni, dal momento che pure Windows 8 ci gira e in quel modo funzionerebbe anche Aero, sgravando il processore centrale da quei carichi. Quel che è certo è che, purtroppo, non posso tenerlo. 4 computer sono troppi. Ad ogni modo, la prossima settimana sarà sicuramente di transizione: devo preparare il vecchio PC al suo riuso, il Vaio ai suoi nuovi compiti e devo anche impratichirmi col MacBook. Più in là, una volta completata la transizione, potrò occuparmi con più dedizione di tutti gli aspetti dello switch. Il diario è destinato a durare per 15 giorni almeno, a partire da lunedì, ma nel caso di particolari aspetti farò ulteriori focus. A lunedì, dunque, con le prime impressioni a caldo.

PS: riguardo al fatto che sia stato giusto o sbagliato pagare 550 € per un Mac di 2 anni fa, niente polemiche per favore. Conosco perfettamente che con quella cifra ci viene un PC di oggi con i controrazzi, ma non è ciò che cercavo, stavolta. Il Mac tiene fin troppo bene nell’usato, dunque non posso fare lo schizzinoso. Anzi, questo è stato un prezzo onesto: posso garantire che spesso lo stesso computer l’ho visto vendere addirittura a 700, in questi giorni.

1 commento:

  1. Quando Microsoft ha tirato fuori Vista, per toccare con mano la superiorità di Leopard, ho acquistato e posseduto per quasi 8 mesi un iMac da 20". lo tenevo sulla scrivania accanto al monitor del mio PC e ho tentato di utilizzarlo al posto del PC.
    Immediatamente ho notato che la maggiore intuitività di OSX rispetto ai concorrenti era molto presunta.
    Alla fine dell'esperienza don tornato a Vista come piattaforma principale con alcune convinzioni:
    1) OSX rende facilissime le cose semplici (non sempre ma quasi)
    2) Va bene per gestire poche cose. Se si ha a che fare non migliaia di files (foto, video, documenti, ecc) o con decine di applicazioni installate, mostra tutti i suoi limiti.
    3) L'interfaccia non facilita una maggiore produttività. E la cosa diventa sempre piú evidente man mano che il numero di files e applicazioni usate cresce. Su schermi con risoluzioni alte (diciamo > di 1280 X ???) la scelta di avere una unica barra dei menù per tutte ke applicazioni costringe o a maratone col puntatore del mouse oppure al massiccio utilizzo di shortcut da tastiera ( addio intuitività).

    Con Windows 7 il divario di produttività assicurata dalle due interfacce si è ulteriormente ampliato.

    Alla fine la maggiore reattivà del sistema era ampiamente vanificata dal tempo che occorreva sprecare per fare cose ripetitive.

    Per tacere delle altre limitazioni che bisogna imparare ad accettare per poter restare nel mondo Apple.

    Sono curioso di scoprire quale sarà il tuo percorso, se riuscirài a mantenerel'obiettività di giudizio senza lasciarti travolgere dal fascino che indubbiamente esercitano i prodotti Apple.

    Da parte mia continuo a restare in contatto con quel mondo...in macchina virtuale.
    E quella che in tanti chiamano integrazione tra strumenti e che sarebbe forse il principale vantaggio della piattaforma, continuo spesso a viverla come un inaccettabile rigidità.
    L'ideale, imho, sarebbe integrazione + apertura.
    Integrazione+chiusura sa tanto di gabbia

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